Ennesima perla barocca ascoltata fuori dalle mura amiche... Juditha Triumphans devicta Holofernis barbarie, di Antonio Vivaldi, è andata in scena al Teatro Verdi di Pisa. Oratorio militare sacro in due parti, composto su libretto in latino da Giacomo Cassetti, è il solo oratorio sopravvissuto dei quattro composti da Vivaldi e rappresenta uno dei vertici dell’enorme catalogo del musicista. Commissionato per celebrare la vittoria della Repubblica di Venezia sui Turchi e la difesa dell’isola di Corfù, andò in scena per la prima volta, nella Chiesa della Pietà a Venezia nel 1716, riscuotendo subito un grande successo. La vicenda biblica infatti diventa un’allegoria della lotta militare della Serenissima contro i Turchi, dove Giuditta, giovane vedova ebrea che uccide il generale assiro Oloferne decapitandolo nel sonno, rappresenta Venezia e Oloferne l’odiato nemico. Di questa deliziosa e coinvolgente edizione sotto la torre pendente, con ottime voci solamente al femminile, nel rigoroso rispetto della scrittura vivaldiana, serberemo a lungo memoria. In un contesto atemporale, con scene scarne caratterizzate da un gioco di veli, bellissimi i costumi, il tutto firmato da Manuela Gasperoni, al servizio di un’intelligente regia di Deda Cristina Colonna. Musicalmente di altissimo spessore, dove l’accurata direzione di Carlo Ipata esaltava l’Orchestra Auser Musici, così come la prova dell’ottimo Coro Archè. Decisamente un previlegio aver ascoltato Sonia Prina (Juditha), Miriam Carsana (Abra), Francesca Ascioti (Holofernes), Shakèd Bar (Vagaus) e Federica Moi (Ozias). Al termine calorosi e meritatissimi applausi.
gb