Gazzettino Sampierdarenese

Il mensile di San Pier d'Arena online

Il nome: San Pier d’Arena o Sampierdarena?

Apr 11, 2025

Riportiamo un articolo scritto dal grande Ezio Baglini, scomparso nel febbraio 2013, esperto della nostra “piccola città” dove spiega perchè si deve scrivere San Pier d’Arena e non Sampierdarena. Anche noi del Gazzettino la pensiamo così e nei nostri articoli (non nei comunicati stampa che riportiamo come ci arrivano) scriveremo sempre San Pier d’Arena.

Nei Libri Iurium della Repubblica di Genova è riportato un documento dell’anno 1139 nel quale, per la prima volta, viene ufficialmente citato il nostro borgo (e stando dalle mansioni che doveva svolgere, era gia saldamente costituito e popolato). La famosa frase “Homines Sancti Petri Arenæ qui soliti sunt facere guardiam, debent ” la dice lunga: il nome è nato staccato, specificando separatamente il personaggio ed il luogo. Come dire, se mi hanno battezzato ad esempio Paolo Luca, nessuno mi dovrebbe scrivere Paololuca. Nel tempo, con piccole varianti di sancto, oppure Petro, oppure de arene, per secoli è sempre stato scritto separato. Sull’ intestazione di documenti comunali ufficiali d’archivio, sull’architrave del portone del Comune in via San Pier d’Arena, sulla targa stradale, il nome è scritto sempre separato. D’altra parte, abbiamo riproduzioni – che reputiamo fedeli – di scrittori importanti, i quali riportano il nome tutto attaccato (quando scrivere si faceva con penna d’oca e calamaio; perché è lampante che nello scrivere a macchina o computer, si fa molto prima a riportarlo attaccato): per esempio, così è l’Accinelli nell’Atlante Ligustico della seconda metà del 1700 (quando scrive che “Sampierdarena… è il più sontuoso borgo di tutta l’Italia”). Ciò comporta la regola di grammatica italiana, della m avanti alla p; sarà corretta, ma snatura il nome. Se alla fine, si concorderà che un modo vale l’altro, come Sanremo, allora perché San Benedetto del Tronto non lo scrivono tutto attaccato? Però, calma, è arrivata la livella: Internet. Esso non lo propone, ci obbliga: vuole i nomi tutti attaccati e… minuscolo. Quindi per me, che preferisco continuare alla vecchia maniera e scrivere che San Pietro non è un tutt’uno con la sabbia, per Internet ho accettato obtorto collo il compromesso, di mettere la n davanti alla p (come poi è regola nella lingua genovese). Non sono d’accordo con chi la chiama San Pietro d’Arenaria: errore, secondo me; essendo questa un tipo di roccia, composta sì di sabbia, ma più complessa nella struttura e lontana dal nome originario e dalla sostanza; ed anche con chi la fa diventare San Pietro della ‘Marina’: sarà affine, ma non sinonimo (Dizionari dei sinonimi); e poi se è scritto Arena, non vedo perché debba essere cambiato con un nome similare (come se una si chiamasse Agnese ed io la chiamo Ines: si, ma… no). Alla fine, perché un difetto psicologico c’è: partendo dal presupposto che quando non c’è nome, non c’è identità; averne due o tre o averlo distorto non fornisce alcun vantaggio nel mantenere una personalità o riacquisirla (visto che l’hanno già fin troppo annacquata arrivando a Manchester o a Broadway!); anzi, si è dimostrato uno svantaggio in quanto, nel suo piccolo ha favorito la nascita di nomi perversi (tipo ‘Centro Ovest’; e San Benigno al posto della Coscia) adottati da tutti gli sciocchi che miseramente si vantano – nel distruggere il vecchio (vedi Crocera) – di diventare innovatori: si, di ignoranza. Io, sampierdarenese, mi ribello e rifiuto formalmente.

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