Dopo una discreta permanenza all’estero, tornando all’interno del “patrio” confine ho provato la gioia di rientrare nella “mia” terra ma pure un triste senso di desolazione. Va male un po’ dappertutto, pensavo percorrendo i primi chilometri nella penisola, ma da noi va peggio. E, badate, ho visitato Paesi vari e variegati non solo tra…i primi della classe; sono transitato da aeroporti di vari livelli, riflettendo sul traffico aereo di luoghi da 200 mila abitanti come da milioni e località annesse: turistiche, storiche, industriali e mi è stato inevitabile il parallelo con le nostre. Italianofilo e non esterofilo per convinzione, penso che il Bel Paese sia tra i più geniali e belli del mondo per arte, inventiva e natura. Molti sanno della mia passione per il volo; di recente ho trovato una giornata splendida per stare in aria da dove non sarei più sceso. Lo spettacolo delle Alpi mozzava il fiato, i fiumi che solcano la Pianura Padana, il verde dei nostri campi, per non parlare delle coste, sono mirabili come quadri di Raffaello e Michelangelo; se li avessero altri farebbero pagare un ticket per passare la frontiera. Restando quanto conveniva attento ai comandi dell’aereo, ho tuttavia meditato e mi sono chiesto da italiano e giornalista, girovago per natura e lavoro, perché da noi funziona tutto peggio. Certo, negozi vuoti ne ho visti ovunque, comprese catene commerciali di alto livello; ma una moria di attività e difficoltà a trovare lavoro come qua non l’ho registrata in nessuno luogo. Chi segue gli editoriali sul sito (www.stedo.ge.it) conosce pensieri, considerazioni e proposte su economia e dintorni e quanto ritenga l’incapacità dei politici e la loro scarsa sapienza di cose concrete colpevole delle difficoltà del nostro popolo, invece cerebralmente assai attivo. Qui mi limito a dire che altrove c’è concetto del lavoro diverso: l’imprenditore è incoraggiato, aiutato non vessato. I lavoratori, pur tutelati anche meglio che qui, lavorano. Hanno diritti ma anche doveri e chi di mestiere, soprattutto nel settore pubblico, fa il finto malato o il nullafacente, entra nel mirino dei colleghi, primi a redarguirli. Sanità e fisco sono più snelli e le contorsioni burocratiche all’abiura. Certo corruzione, schifezze e favoritismi esistono ovunque ma…”est modus in rebus”.
Dino Frambati
d.frambati@seseditoria.com
precedenti editoriali:
https://www.stedo.ge.it/?p=19265 (Se fossi re…)
https://www.stedo.ge.it/?p=19229 (Il Giusti poeta e giornalista)
https://www.stedo.ge.it/?p=19185 (Settembre, andiamo)
https://www.stedo.ge.it/?p=18999 (La ripresa non c’è)
https://www.stedo.ge.it/?p=18935 (Fate l’amore non la guerra)
https://www.stedo.ge.it/?p=18856 (Mondo meglio di come appare)
https://www.stedo.ge.it/?p=18630 (Brescello, Italia che piace)
https://www.stedo.ge.it/?p=16511 (Peppone e Don Camillo)
Un fondo che esamina con ragionevolezza eoggettività la reale situazione italiana, vittima impotente e senza fine di quelle che il Direttore definisce “contorsioni burocratiche”. Sì, la “Burocrazia” costituisce davvero – e da sempre – la morte di ogni iniziativa di sviluppo e di crescita.Parrà strano, ma da quando si è proclamato (e si continua a proclamare) ai quattro venti che la “Burocrazia” va semplificata, snellita e, per così dire, “sburocratizzata”, la situazione è peggiorata, e di molto: “contorsioni burocratiche” rende assai bene l’idea dello stato attuale della “Burocrazia” italiana.
P.S.: Ho ricevuto una telefonata da Piera Bruno, scrittrice e poetessa abbonata al Gazzettino sampierdarenese, che con puntiglio mi ha descritto ed elogiato il numero di settembre. Mi ha incaricato di inviare i suoi complimenti alla redazione.