Suscita sensazione come una commedia musicale, probabilmente la prima della storia, rappresentata per la prima volta il 29 gennaio 1728 al Lincoln’s Inn Field di Londra, possa sembrare scritta un paio di giorni fa, dalla penna di un attento lettore delle pagine di cronaca dei nostri quotidiani. Infatti in “The Beggar’s Opera”, ballad opera di John Gay e Johann Christoph Pepusch, andata in scena al Teatro Verdi di Pisa, in una nuova versione di Ian Burton e Robert Carsen, con una illuminata regia di quest’ultimo, avidità capitalistica, crimine, droga, corruzione e disiguaglianza sociale, vengono magistralmente proposte, pur in un contesto diverso, come specchio di una realtà tragicamente sempre attuale sin dalla notte dei tempi. In uno spettacolo decisamente trasgressivo e coinvolgente, ladri , prostitute, protettori, cocainomani, poliziotti corrotti, irrompono inseguiti dalla sirena della polizia, nella platea del Teatro Verdi, trascinando gli allibiti spettatori sotto i riflettori, sequestrandoli per circa due ore di assoluto divertimento, non privo però di momenti di amare riflessioni. Tutto è movimento, eccesso, vivacità, grazie agli splendidi interpreti che hanno cantato e ballato esibendosi in vere e proprie acrobazie artistiche e atletiche, dando vita, tra i cartoni della geniale scenografia, firmata da James Brandily, ad una sarabanda irresistibile che coniuga generi e secoli. Musicalmente pregevole grazie a Les Arts Florissants, ensamble specializzato in musica barocca, in scena con abiti da rapper, ma con preziosissimi strumenti d’epoca. Al termine meritati e prolungati applausi da un pubblico entusiasta.
gb