Amore, passione, onore e vendetta, unitamente ad una partitura musicale inebriante di arie, cabalette e splendidi cori: tutto questo è Ernani, dramma lirico in quattro parti, di Giuseppe Verdi, andato in scena nella splendida cornice del Teatro Valli di Reggio Emilia. Quinto titolo nel catalogo del compositore, ma nel quale non è difficile immaginare tutta la sua futura grandezza, Ernani, tratto dal dramma “Hernani o l’onor castigliano” di Victor Hugo, su libretto di Francesco Maria Piave, vide la sua prima rappresentazione al Teatro La Fenice di Venezia il 9 marzo 1844. Opera di fuoco ed azione, tipica dei cosiddetti “anni di galera” non appare molto spesso nei cartelloni dei teatri, anche per le difficoltà a reperire interpreti all’altezza: così non è stato per la rappresentazione alla quale abbiamo assistito, dove la presenza di grandi voci di livello internazionale ha superbamente onorato questa meravigliosa pagina verdiana. In primis è doveroso menzionare la prova di Gregory Kunde, esordiente nel ruolo del protagonista che, con la sua spendida voce, la sua eleganza ed il suo impeto ha delineato un Ernani decisamente da ricordare. Francesca Dotto è stata un’Elvira fragile e risoluta allo stesso tempo, mentre superbamente convincente è stata la prova di Ernesto Petti (Don Carlo) e Giovanni Battista Parodi (Silva). Intima e vibrante l’intelligente direzione d’orchestra di Alvise Casellati. Particolarmente apprezzate la regia e le scene di Gianmaria Aliverta: in tempi di soluzioni astruse e il più delle volte assurde, il regista ha optato per una soluzione “dal sapore antico, ma che guarda alla contemporaneità, grazie all’ausilio di proiezioni”. Decisamente un delitto non menzionare l’ottima prova del Coro del Teatro Municipale di Piacenza. Numerosi applausi durante l’esecuzione, hanno preceduto l’apoteosi finale.
gb